“Al momento ci sono pochi casi confermati; il governo dello Stato di Enugu ha istituito un centro di isolamento, ma mancano i dispositivi di protezione individuale e per noi è difficile assistere i pazienti in queste condizioni”. Lo riferisce Ito Diejomaoh, direttore del Niger Foundation Hospital, istituito a Enugu negli anni ‘90, su iniziativa privata, per offrire cure mediche di qualità anche alla popolazione a più basso reddito.
Sono oltre 200 i casi accertati, al momento, in Nigeria, in 14 dei 37 Stati che compongono la Federazione; Abuja (capitale) e Lagos (capitale economica) sono in testa.
“Il governo nigeriano ha compiuto alcuni passi importanti per frenare la diffusione del Virus. Sono stati chiusi i confini, sono effettuati controlli, disinfestazioni e campagne di informazione; le autorità di vari Stati hanno iniziato a chiudere le scuole e vietare i grandi raduni” tuttavia, riporta il Dott. Diejomaoh, “l’aumento del numero di casi registrati negli ultimi giorni è un segnale preoccupante: le autorità devono prepararsi a rispondere al peggio”.
Situazioni d’emergenza, come questa legata al nuovo Coronavirus, mettono a fuoco particolarmente le forti contraddizioni che caratterizzano il “gigante economico” e le sue grandi disparità sociali ed economiche.
Il sistema sanitario nigeriano è afflitto da un sotto finanziamento cronico e da infrastrutture limitate. Inoltre, secondo l’Associazione medica nigeriana, il Paese dispone di circa 40.000 medici per fornire assistenza a una popolazione stimata di quasi 200 milioni di persone. Il rapporto medico-paziente, secondo l’Organizzazione Mondiale della Salute, è di un solo medico per 2.500 pazienti, quello raccomandato è di un medico ogni 1.000 pazienti, il che significa che la Nigeria ha meno della metà dei medici che dovrebbe rispondere adeguatamente in una situazione non di crisi. C’è dunque grande preoccupazione sulla capacità del governo di rispondere alla pandemia.
“Al N.F. Hospital stiamo attualmente riducendo i turni di lavoro e controllando tutti i pazienti che arrivano in Ospedale. Facciamo fatica con l’approvvigionamento dei dispositivi di protezione che oggi sono 20 volte più costosi del solito”.
Il settore privato sembra stia contribuendo a sostenere lo Stato, aumentando la capacità di svolgere i test (con solo cinque laboratori di analisi nel Paese, tre dei quali a Lagos, la possibilità di effettuare test rapidi è limitata) e fornendo luoghi di accoglienza per chi sta in quarantena, ma le restrizioni necessarie a contenere il Virus hanno un impatto fortissimo sulle condizioni di vita della gente, le prospettive spaventano.
“Molte persone vivono sulla base del lavoro a giornata. Mangiano oggi quello che hanno guadagnato ieri. Una quarantena di 14 giorni mette la stragrande maggioranza della gente in situazioni disperate. Questo spesso significa che è molto difficile far rispettare le regole. La chiusura di un mercato si ripercuote automaticamente sui mezzi di sussistenza di molte migliaia di persone”.
Le condizioni di vita della popolazione rendono il distanziamento sociale un concetto difficilmente applicabile in concreto. Anche i livelli di igiene e la non disponibilità di acqua corrente in molte aree sono rischi di trasmissione. “La gente ha paura perché sa a cosa va incontro, in caso di malattia”. Si stima che in tutto il territorio vi siano circa 500 ventilatori polmonari per oltre 200 milioni di persone; il paese più popoloso d’Africa guarda quindi con terrore al diffondersi del coronavirus. E si attendono risposte più efficaci dal governo federale.
Da queste risposte deriveranno la capacità di gestire l’emergenza e forse, con maggiori investimenti nel sistema sanitario, anche l’occasione di migliorare la salute delle persone più vulnerabili.
Niger Foundation Hospital è partner di Harambee per i progetti nel campo della salute.
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